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Ricordando il disastro ferroviario di San Paolo (Bellinzona)
da "La Rivista di Bellinzona" - aprile 2014
Il 23 aprile 1924 un diretto proveniente da Bellinzona, sì scontrava con il diretto proveniente da Zurigo in zona San Paolo, Arbedo Bellinzona, provocando una delle più grandi tragedie ferroviarie avvenute nel nostro paese. Da "Il Dovere": "Sul treno ascendente nella prima locomotiva vi erano il macchinista Buffi e il fuochista Boni, nella seconda il macchinista Burg e il fuochista Schwarz. Sul vagone riscaldamento il De Gottardi e il Cespi. Sul treno proveniente dal Gottardo troviamo nella prima motrice il macchinista Cavigioli e il fuochista Brunetti, nella seconda il macchinista Briner con il fuochista Gozzi. Sul vagone riscaldamento, lo Snozzi. Pochi secondi prima dello scontro il personale di macchina si è accorto dell'imminente sciagura. Il macchinista Buffi blocca completamente i freni, grida al compagno Boni di seguirlo, il quale non fa in tempo, e aperto lo sportello si getta nel vuoto e si ferisce. Brunetti e Gozzi, dell'altro convoglio, fanno pure un pauroso salto nel vuoto: entrambi subiscono leggere escoriazioni. Non sono ancora rialzati che il cozzo è già avvenuto. Corrono verso le motrici, cercano i camerati e non ritrovano che morti e feriti ! "Riportiamo dal 'Corriere del Ticino' di allora: "guidati da due locomotive potentissime i due convogli si lanciarono uno contro l'altro a circa duecento metri dalla stazione di Castione. Il fragore formidabile si è ripercosso sonoro sulle montagne vicine, si è lanciato verso la capitale, portando, messaggero di morte, di incendio, l'annuncio fulmineo della catastrofe. Da un vagone che seguiva immediatamente la locomotiva si alzarono violentissime le fiamme provocate da un fornello a gas da una vettura germanica. I viaggiatori rinchiusi nel vagone, sorpresi nel sonno, senza via di scampo sono stati annientati, è la parola, come cadaveri dati preda a forno crematorio.
Altri che si trovavano in un vagone italiano che seguiva quello germanico, furono feriti più o meno gravemente o ustionati ma poterono sortire a scontro avvenuto. Le motrici, come mostri infuriati si sono incastrate l'una nell'altra. Le due vetture per il riscaldamento a vapore sono letteralmente frantumate e rizzano nell'aria quali tragici trofei. Una vettura letto è quasi distrutta, sono estratti brandelli di corpi bruciati irriconoscibili". Dalla 'Libera Stampa', "il cupo rombo della campana a stormo rompeva stamane verso le 2.30 la pace tranquilla della notte. Come un fulmine si sparse la notizia : due treni si erano incontrati a San Paolo".
Le vittime

Cinque son state le vittime del lavoro: i ferrovieri Schwarz, Briner, Caviggioli, Cespi e Boni. Sedici furono i civili morti fra i quali l'ex cancelliere del Reich Hellferich Carlo e sua madre Hellferich Augusta e una trentina i feriti, subito ricoverati all'ospedale. Secondo i calcoli delle FFS i danni materialí non avrebbero sorpassato la somma di 1.300.000 franchi.

I funerali

Ancora da 'Il Dovere': "oggi a cura del Lod. Municipio avverrà il trasporto alla stazione delle salme e dei resti delle vittime....dalle pareti della camera ardente pendono ben 12 corone e un numero grande di bouquets, costituenti uno splendido omaggio floreale con nastri e dediche ai perduti nello scontro. Il gonfalone della città apre il corteo funebre diretto dal comandante della Gendarmeria Cap. G. Ferrario con uscieri in alta tenuta e due messaggeri governativi in cappa magna. Precedute da ben 46 vessilli di varie associazioni culturali e sportive, le più alte autorità della Confederazione e del Cantone, dall'onorevole Giuseppe Motta, capo del Dipartimento politico, al console germanico di Lugano, dall'ambasciatore tedesco presso il Vaticano, al rappresentante del Re d'Italia. Il Clero, con il Vescovo Mons. Bacciarini, le Scuole, la Croce Verde, i Pompieri e via via altre numerose rappresentanze della città e del Cantone. La Civica durante l'intero percorso, esegue toccanti marce funebri. Calcolare anche solo approssimativamente il numero dei partecipanti è affar serio. Basti dire che quando la testa gìunge all'altezza della Stazione FFS, le Scuole che ne formano un buon terzo sono ancora ferme in Piazza Grande. Si calcolano da 4000 a 5000 le persone partecipanti e assistenti al corteo. Il Sindaco di Bellinzona on. Avv. Arnaldo Bolla con voce rotta dalla commozzione a nome della città si fa interprete del cordoglio che la sventura di martedì, ha sollevato nella popolazione".
Il triste epilogo

In conclusione, dal 'Corriere del Ticino': "il lavoro di sgombero proseguirà senza tregua di giorno e di notte. Sulla linea scompariranno le tracce dell'immane catastrofe. I treni correranno nuovamente sulla via insanguinata trasportando gioie e dolori di un mondo freneticamente irrequieto. I poveri resti troveranno la pace in grembo alla Madre lavati da lacrime dolorose. Dolce Primavera del Ticino, dà tutti í tuoi fiori a questi poveri morti!"
Un monumento dedicato aí ferrovieri caduti, opera dell'artista Chiattone, sí trova nel Piazzale Benigno Antogníní (di fronte alla Banca dello Stato).

Per non dimenticare

Nel novantesimo di ricorrenza, con non poca commozione abbiamo voluto ricordare ai lettori il triste evento come pure il ricordo di nostro nonno Pierino Boni, perito al suo posto di lavoro nel locomotore, in partenza da Bellinzona, lasciando affranta la moglie Teresa con le figlie Nives di 13 anni, Eros di anni 11 e Ester di anni 10. I nipoti, Fulvio Finardi, Rosanna Goffi-Sala, Piera Vigoni-Sala.

Fulvio Finardi (nipote di Pieríno Boni, macchinista deceduto nell'incidente ferroviario)

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