Negli anni trenta, a causa dell'obsolescenza del materiale e del progressivo aumento del traffico stradale, la società propose la sostituzione della tranvia con una moderna filovia, seguendo l'esempio di Como in cui era in costruzione la rete filoviaria. Non se ne fece nulla e il 1º maggio 1948 si giunse alla soppressione della tratta meno frequentata, quella da Mendrisio a Riva San Vitale; la tratta restante seguì lo stesso destino il 1º gennaio 1951, venendo sostituita da un servizio di autobus. La TEM cambiò ragione sociale nel 1953 in Autolinea Mendrisiense (AMSA).
La Chiasso-Riva San Vitale era una linea tranviaria a scartamento metrico, elettrificata in corrente continua alla tensione di 800 V. Il binario era singolo e correva totalmente in sede promiscua lungo la strada cantonale.
La linea aveva una lunghezza di 11,854 km, armata per la maggior parte con rotaie Phoenix e in minor parte con rotaie Vignoles. La pendenza massima era del 75‰ e il raggio minimo delle curve di 25 m.
Il deposito con officina di riparazione era a Chiasso, in località Boffalora; esisteva anche una piccola rimessa vetture a Capolago.
Stazioni e fermate
0,0 Chiasso Confine
1,6 Chiasso Boffalora deposito
2,1 Chiasso Bisio
3,1 Balerna
4,9 Coldrerio
6,6 Mendrisio
7,8 Cantina di Mezzo
11,1 Capolago stazione FFS
11,9 Riva San Vitale.
La linea aveva inizio a Chiasso, immediatamente a nord della barriera confinaria, e pertanto a pochi metri di distanza dal capolinea delle tranvie comensi che si trovava dall'altro lato del confine. Quindi percorreva la strada cantonale toccando Balerna, Mendrisio e Capolago; qui la linea piegava verso ovest, sempre in sede stradale, giungendo infine a Riva San Vitale.
Parco rotabili
Sulla linea erano in servizio 7 elettromotrici bidirezionali a due assi, costruite dalla Schlieren con parte elettrica Oerlikon; erano classificate, secondo l'uso svizzero, Ce 2/2 nr. 1-7. Di queste, la n. 4 venne venduta nel 1918 alla rete di Zurigo.
Dopo la cessazione dell'esercizio tranviario, le elettromotrici 2, 3 e 5 furono cedute alla ferrovia Lugano-Cadro-Dino per l'effettuazione del servizio urbano, e rimasero in servizio fino al 1968. Le altre motrici furono vendute o demolite.